Matteo Bianchi

Quest’opera è una dei primi esperimenti del periodo blu dell’artista, un momento di intensa ricerca espressiva e di
profonda riflessione sulla sua dimensione affettiva. L'influenza
dello studio su Enzo Cucchi si manifesta nella scelta di elementi definiti, carichi di suggestione. Il genere del paesaggio notturno si fa protagonista. Distese desolate accolgono edifici solitari, spogli di identità, quasi sospesi tra sogno e realtà. Il contrasto netto tra i toni cupi del nero e le sfumature azzurre accentua il dramma e la desolazione della scena, mentre il bianco luminoso della casetta di campagna spezza l’oscurità, appare quasi in modo spettrale, offrendo un punto di riferimento visivo ed emotivo. Le figure, ridotte all’essenziale, sembrano ricercare l’essenza primordiale del paesaggio, come se la pittura volesse tornare alle radici stesse della percezione. Eppure, nonostante la solitudine che avvolge il paesaggio, la natura rimane un elemento chiave: frammenti di vegetazione e la maestosità delle montagne richiamano quella serenità che l’artista trova solo in essa. La nostalgia per la sua terra natale si fa sentire in questi elementi. Il cielo, tormentato e vibrante, riflette i moti interiori dell’animo, ma anche nell’oscurità più profonda brilla una piccola stella lontana, un simbolo silenzioso di speranza.